Cos’è la Pop Art: storia e protagonisti

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    Il 1950 è una decade che segna un cambiamento all’interno della storia dell’arte.

    Non solo per il passaggio del testimone (il centro artistico passa dall’Europa agli Stati Uniti) ma per la relazione
    che viene stretta tra il significato dell’opera, il messaggio che viene veicolato e il risultato estetico/visivo
    dell’opera.
    Il termine Pop Art intende la Popular Art come prodotto popolare, massificato, prodotto in serie. Non si
    intende popolare come “arretrato” o “regresso”.

    È vero che all’interno della Pop Art i soggetti sono perlopiù di origine popolare, oggetti del nostro quotidiano,
    ma con questo nuovo movimento l’artista non intendeva relegare “l’oggetto del popolo” in una categoria
    subalterna, inferiore o meno importante, anzi ne ricercava l’importanza, accentuandola, tantoché spesso e
    volentieri i soggetti delle opere di Pop Art posso risultare addirittura Kitsch (con il termine si intende infatti
    la produzione industriale di oggetti di cattivo gusto).
    Lo scopo della Pop Art è quindi quello di porre sotto una luce diversa oggetti della nostra vita, estraniarli dal
    loro usuale contesto per reinserirli in uno spazio nuovo dove possano essere apprezzati e rivalutati come
    oggetti.

    Potrà sembrane un obiettivo completamente sciocco, ma in una società dove sempre più dilagava il
    consumismo, il materialismo e il disinteresse per le arti tradizionali, l’artista – con la Pop Art – trova un nuovo
    modo per dialogare con lo spettatore, portando sotto i riflettori degli elementi della vita quotidiana che
    persino lo spettatore della più bassa classe sociale avrebbe potuto conoscere ed eventualmente riconoscere
    come opera d’arte.

    Artisti importanti della Pop Art

    Il più famoso esponente della Pop Art è sicuramente Andy Warhol (1928-1987) che esordì come vetrinista e
    grafico nel campo della moda e della pubblicità.
    Warhol punta al riconoscimento estetico dell’oggetto dell’opera, propone quindi soggetti comuni come la
    Coca-Cola, le pentole Brillo o i cereali Corn Flakes. Lo spettatore, elitario o popolare, non è tenuto ad
    impegnarsi per riconoscere un valore all’opera, deve solo ammirare la bellezza estetica che il prodotto mostra
    una volta estraniato dal suo contesto sociale di origine. Comincia quindi nel ’62 a proporre volti famosi come
    soggetto della sua arte, ricordiamo tutti i numerosi ritratti di Marylin Monroe ed Elvis Presley .
    Utilizza il metodo pubblicitario dove una stessa immagine viene ripetuta, ingigantita, resa più visibile da colori
    accessi e le caratteristiche principali del prodotto vengono sottolineate, come ad esempio i capelli e la bocca
    di Marylin Monroe, rendendola quasi una Madonna da ammirare.

    Oltre a Warhol sono stati molti gli artisti che hanno trovato voce all’interno della Pop Art.
    Sicuramente tutti conosciamo molto bene lo stile di Roy Lichtenstein (1923-1997), ad esempio con Eddie
    Diptycon (1962). Con la sua arte, Lichtenstein, vuole mettere a nudo gli inganni e i trucchi della grafica,
    evidenziandone allo stesso tempo le emozioni fredde che esse trasmettono. Il suo stile è ispirato a quello del
    fumetto di cui ne prende una vignetta e la decontestualizza. Come in questo caso (Eddie Diptycon) non
    sappiamo chi sia Eddie, quale sia il rapporto con le figure rappresentate e cosa stia suscitando le azioni di
    questa scena. A sinistra i pensieri dei personaggi, a destra i loro commenti, che rimangono piatti e privi di
    emozione ai nostri occhi. Così anche l’elemento grafico è ingigantito rivelando marcate linee e quei famosi
    puntini di cui è composto un disegno grafico, facendo vedere allo spettatore come tutto ciò che ora è
    commerciale sia rappresentato per un mero scopo visivo/estetico.
    Come ultimo esempio di Pop Art proponiamo Claes Oldenburg (1929-in vita) con The store, 107 East Second
    Street, New York (1961).

    The store è infatti un magazzino (come suggerisce la parola), dove l’artista espone i prodotti di una vicina
    drogheria in una maniera sudicia e repellente. In questa maniera Oldenburg vuole prendersi gioco delle
    gallerie d’arte dove le opere vengono esposte. Infatti le opere all’interno dello store sono prezzate e
    comprabili, tantoché non appena un oggetto viene venduto arriva subito il sostituto come avviene per altro
    in una galleria ma anche in uno store.

    Cinema e musica negli anni della Pop Art

    Gli anni della Pop Art sono anche gli anni degli Happening. Gli Happening sono situazioni artistiche
    completamente imprevedibile inserite all’interno di un contesto sociale “normale”. Si ispirano fortemente
    alle serate futuriste dei primi del ‘900, ma il loro obiettivo è quello di inglobare tutte le arti, da quelle
    figurative al cinema, alla danza, alla musica.
    Per questo motivo in molti degli happening e in molte opere potremo trovare citazioni ad altre arti o anzi ad
    altri artisti, anche in maniera molto diretta, e viceversa.

    Se ricordate bene esiste una band iconica dalla copertina altrettanto iconica, i Velvet Underground. Warhol
    dichiara – nel 1965 – di averli sentiti e di essersi ritrovato nella loro poetica artistica. O forse erano stati i
    Velvet Underground ad essere stati influenzati da Warhol?
    Per non citare il brano intitolato Andy Warhol di David Bowie. Bowie come musicista incarna sicuramente i
    valori mascherati della Pop Art, basti pensare a come soleva presentarsi al pubblico e sul palcoscenico.
    Fortemente caratterizzato da uno stile eccentrico, colori eccessivi e forme esasperate, lui ha rappresentato
    sicuramente la Pop Art in persona.

    Una bellissima citazione la troviamo anche nell’opera di Pino Pascali (1935-1968) intitolata Labbra rosse (della
    serie Pezzi di donna), dedicata alla famosissima jazzista Billie Holiday. Con Labbra rosse Pascali vuole
    evidenziare la sessualità che ci viene proposta dalla pubblicità e dal mondo, che però, così facendo, viene in
    qualche modo appiattita e tolta dell’eros che – ad esempio – due labbra rosse come quelle di Billie Holiday,
    potrebbero esprimere.

    Infine vorrei citare il famosissimo film di Stanley Kubrik, Arancia Meccanica (1971), il cui arredamento ricorda
    appositamente Table Sculpture (1969) di Allen Jones (1937-in vita). Per quanto possa sembrare scandalosa
    l’opera, dobbiamo ricordarci che gli anni ’60 rappresentano la nascita del movimento femminista, il cui artista
    supportava. Chiaramente con Table Sculpture, ma anche con Labbra Rosse, gli artisti della Pop Art
    intendevano evidenziare la mercificazione della donna, arrivata quasi all’apice durante gli anni ’60, grazie a
    tv commerciale e spot pubblicitari di “seconda mano”

     

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    DIMENSIONI: H62 x 64 x 23 cm
    CARATTERISTICHE: La scultura rappresenta un valido elemento di arredo, in grado di aggiungere eleganza, modernità e uno stile esclusivo agli ambienti
    TECNICA: Il processo di realizzazione è totalmente artigianale
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    CERTIFICATO: La scultura viene fornita con certificato di realizzazione artigianale

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    CARATTERISTICHE: La scultura rappresenta un valido elemento di arredo, in grado di aggiungere eleganza, modernità e uno stile esclusivo agli ambienti
    TECNICA: Il processo di realizzazione è totalmente artigianale
    VANTAGGI: Avrai l’opportunità di godere di un’opera esclusiva, creata a mano, con pregi e imperfezioni di un pezzo unico
    CERTIFICATO: La scultura viene fornita con certificato di realizzazione artigianale

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